Reddito di inclusione: 320 euro al mese per chi vive in condizioni di povertà
- avvocatocapizzano
- 17 lug 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Approvato il disegno di legge delega per chi vive in condizioni di povertà, il Senato dovrà ora dare il Sì definitivo.
Proprio nei giorni in cui l’ISTAT ha presentato il rapporto sulla povertà, un rapporto che ha evidenziato disparità preoccupanti sia a Sud sia a Nord, passa dunque alla Camera il primo decreto che intende affrontare il tema della povertà in maniera organica.
I decreto punta al riordino delle prestazioni e al sistema dei servizi sociali, ma tra le prestazioni inserite, a sostituzione di fatto della Social Card del 2012, si inserisce con una certa forza mediatica il reddito di inclusione. Vediamo di cosa si tratta.
Reddito di inclusione: come funziona?
Criticato dalle opposizioni perchè farebbe passare una riedizione di una misura già presente nel 2012 – la Social Card – scimmiottando il reddito di cittadinanza (peraltro già sperimentato in alcune città che le opposizioni stesse governano (si legga Reddito di cittadinanza al via: ecco come funziona), o come un’elemosina per pochi e non sufficiente, il cosiddetto reddito di inclusione, presentato dal ministro Poletti dovrebbe consistere – il condizionale è d’obbligo – in una misura da 320 euro e dovrebbe diventare strutturale.
Tecnicamente, per ora, la Legge delega chiede al Governo ad adottare, entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore, un decreto legislativo che preveda “l’introduzione di una misura nazionale di contrasto della povertà, intesa come impossibilità di disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso, e dell’esclusione sociale“. Una misura che dovrebbe essere individuata come livello essenziale delle prestazioni (LEP) da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale.
Reddito di inclusione: in cosa consisterà
Diventando un Livello Essenziale di Prestazione, la misura dovrebbe essere garantita a livello nazionale nella stessa modalità ed avere un carattere universale. L’accesso dovrebbe essere condizionato dal possesso di un ISEE specifico, oltre che l’adesione ad un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa. Non si tratterebbe dunque di una politica passiva, quanto piuttosto di una misura di politica attiva del lavoro che permetta di ridurre la povertà.
La misura consisterà dunque in un beneficio economico e in dei servizi alla persona al momento non ancora del tutto definiti, tuttavia rientranti nel progetto sociale di affrancamento dalla povertà.
Reddito di inclusione: chi ne potrà beneficiare?
Potranno beneficiare del reddito di inclusione i soggetti rientranti al di sotto di una determinata fascia ISEE, la definizione di tali limiti tuttavia dipenderà dalla capienza del fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, istituito dalla legge di Stabilità 2016 [1], e verrà determinata con un decreto attuativo successivo. Si prevedrà in ogni caso una priorità per i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione.
Il controllo dei requisiti sarà a cura dell’INPS.
[1] L. 208/2015.
Post recenti
Mostra tuttiCon la sentenza n. 11364 dello scorso 6 aprile, la VI sezione penale della Corte di Cassazione ha cassato la sentenza di condanna...
Con l'ordinanza n. 10776 depositata lo scorso 17 aprile, la I sezione civile della Corte di Cassazione, ha cassato la decisione presa...
Con l'ordinanza n. 13409 depositata il 17 maggio, la I sezione civile della Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla...
Komentāri